I fiumi dell’Eur, parte III

L’uomo si portò la mano sulla fronte a scrutare l’orizzonte. Dall’altura a forma di mezza luna sulla quale si trovava, aveva in effetti un’ottima visuale sul panorama circostante. Non per nulla i suoi antenati avevano deciso di stabilirsi su quella rocca praticamente inespugnabile; una posizione invidiabile, tanto che presto vi era cresciuto un centro abitato divenuto fiorente negli anni. Di statura media e dalle forti braccia particolarmente utili al suo lavoro, egli aveva ereditato dai suoi avi la passione per la professione di vasaio e i suoi manufatti erano da tutti particolarmente graditi, nonostante ultimamente avessero cominciato a circolare anche oggetti in bronzo laminato. Ma adesso, laggiù, nella direzione in cui guardava, un potente vicino stava nascendo. Un vicino che si faceva chiamare Roma. Quale sarebbe stato dunque il futuro della sua cittadina e dove avrebbero vissuto i suoi discendenti? Si sarebbero quindi uniti alle genti romane? Il suo flusso di coscienza rimase così ininterrotto, fino a quando il tramonto estivo non portò tranquillità su quel lembo di terra, mentre i rumori delle botteghe che chiudevano lasciavano sempre più spazio al fragore del fiumiciattolo che lambiva la rupe a valle e al vento che faceva ondeggiare le spighe nei campi.
“Scomparse senza lasciare traccia”. Non lascia molti dubbi Plinio nel descrivere la sorte delle città a sud di Roma, inglobate dalla nuova potenza che avrebbe presto assunto il controllo di buona parte del Lazio. Tra queste, vi era anche il centro abitato di Tellenae, identificato con i resti archeologici trovati nell’altura a forma di mezza luna nei pressi del quartiere di Fonte Ostiense, nel IX Municipio. Fu proprio la fonte, oggi chiusa, oltre alla presenza di due fiumi che insistevano su questo territorio, il fosso dell’Acquacetosa e del Ciuccio, a rendere florido quell’insediamento. Insediamento che sarebbe potuto diventare anche una potenza al pari di Roma se le cose fossero andate diversamente. In effetti, il centro abitato, situato nei pressi di un fiume, non lontano dal Tevere e posto sulla sommità di una collina, presenta le stesse caratteristiche delle cittadelle situate sui sette colli che, per sinecismo, diedero vita a quella che oggi chiamiamo Roma. Ma come aveva intuito l’uomo della narrazione iniziale, presto la sua gente sarebbe stata inglobata da quella del potente vicino ma, sebbene con le fortificazioni smantellate, il centro abitato avrebbe vissuto ancora, anche se sotto forma di insediamento agricolo.
È quindi questa la storia dei fiumi che lambiscono quest’area di Roma sud. Ma questa è anche la storia di un territorio profondamente legato ai corsi d’acqua che vi scorrono attraverso, senza i quali, oggi, il quartiere non sarebbe lo stesso; senza il Fosso dell’Acquacetosa e del Ciuccio non vi sarebbe stata, infatti, Tellenae, senza il Vallerano, gli insediamenti neolitici della Necropoli del Torrino prima e le fattorie romane poi, senza il fosso della Cecchignola, l’intero quartiere dell’Eur con le sue fontane e le sue aree verdi, senza tutti questi fiumiciattoli, le varie torri medievali che sorsero nell’Età di mezzo e che sono ricordate oggi dai vari toponimi di zona (Tor Pagnotta, Torrino, Torre della Cecchignola, Castellaccio, Casa Ferratella).
Oggi, neanche i fossi del Ciuccio e dell’Acquacetosa sono più visibili. L’unico resta, infatti, come già detto, il Vallerano, nelle cui acque i due si gettavano nei pressi dell’incrocio tra via di Decima e viale dell’Oceano Indiano (fosso del Ciuccio) e all’altezza di quello tra la stessa via di Decima e via Carlo Levi (Acquacetosa). Come gli altri fiumi di cui abbiamo raccontato la storia quindi, anch’essi facevano parte dell’alveo del Vallerano, il quale, come poi il fosso dell’Acquacetosa e quello della Cecchignola, inizia il suo percorso attraverso l’agro romano alle pendici del lago di Albano; l’Acquacetosa e il Ciuccio correvano poi paralleli nel loro ultimo tratto, dove il primo lambiva il lato sud della rocca di Tellenae, mentre l’altro scendeva lungo la collina limitrofa seguendo all’incirca il percorso dell’odierna via Silone.
Quando vi troverete quindi a passeggiare per le vie del centro di Roma, ricordatevi quindi che Romolo e Remo avrebbero potuto “abitare” all’Eur e che, forse, al posto del suo “collega” quadrato, il Colosseo avrebbe potuto trovarsi oggi nella “Città di marmo”.

Gabriele Rizzi

Classe 1996, maturità classica, Laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, giornalista pubblicista. Mi interesso soprattutto di storia antica e recente, con particolare riferimento a quella del quadrante Sud di Roma, spesso ignorato ma ricco di tesori e di storie nascoste.

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