Gli effetti del coronavirus: rinviate le Olimpiadi di Tokyo 2020

Dopo lo stop del campionato calcistico italiano e il rinvio dell’inizio della stagione di Formula 1 al 14 giugno in Canada (salvo ulteriori spostamenti), anche il Giappone ha deciso di rinunciare al suo evento sportivo di spicco, ovvero le Olimpiadi di Tokyo 2020, a causa della pandemia tuttora in corso di Covid-19, rimandandole al 2021. Una decisione molto sofferta, avvenuta dopo una riunione telefonica con il primo ministro giapponese Shinzo Abe e il presidente del Comitato Olimpico Internazione Thomas Bach, alla quale hanno partecipato anche il governatore di Tokyo Yuriko Koike, il capo del comitato organizzatore Yoshiro Mori e il ministro per le Olimpiadi Seiko Hashimoto, tuttavia necessaria: infatti molte organizzazioni, tra cui il Comitato Olimpico statunitense, hanno spinto a spostare la competizione all’anno prossimo, pensando per prima cosa alla sicurezza degli atleti e del personale impegnato nei Giochi, oltre che del pubblico che sarebbe accorso ad assistere agli eventi sportivi.

L’ennesimo episodio che ci ricorda quanto il coronavirus comparso per la prima volta a Wuhan stia cambiando le nostre vite, che noi prendevamo per scontate, addirittura portandoci via, in diversi casi, delle persone amate. Ciò ci riporta alla dura realtà che niente è stabilito, che può succedere qualsiasi cosa, nel bene e nel male. Certo, non bisogna abbandonare la speranza, in quanto, comunque, si sta facendo tutto il possibile per non creare il panico, cercando di mantenere un atteggiamento positivo, nonostante tutto. La decisione di non annullare le Olimpiadi di Tokyo, come si era fatto per l’ultima volta durante la seconda guerra mondiale, ma solo di rimandarle a data da destinarsi – e, in fin dei conti, molto vicina – è segno di un impegno a livello mondiale per restare forti e andare avanti, sperando che prima o poi tutto possa finire nel migliore dei modi.

Di Simone Pacifici

Simone Pacifici

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