Macchinismo e antimacchinismo

L’uomo ha sempre fatto uso di utensili e macchine più o meno semplici per accrescere la forza delle sue membra e per far fronte a particolari bisogni.
Fino al Settecento, lo spirito che presiedeva a tale uso era diverso da quello che comincerà a diffondersi in seguito. Gli sviluppi tecnologici, animati e potenziati dello spirito rinnovatore ed ottimistico dell’Illuminismo, hanno nel tempo dato vita al macchinismo che, incoraggiato e sostenuto dai suoi stessi sviluppi, si è andato diffondendo fino a raggiungere i livelli attuali.
Col macchinismo è nato anche l’atteggiamento opposto o antimacchinismo, che si configura come rifiuto dl mondo moderno dominato dalle macchine ed esaltazione dell’artigianato.
L’antimacchinismo, secondo il sociologo Franco Ferrarotti, in senso proprio, ossia come posizione riflessa e consapevole, non appartiene al mondo operaio ma è un mito borghese, carico di profonda nostalgia per l’idealizzata civiltà contadina pre-tecnica ed i suoi campi verdi, intatti ed i suoi cieli puliti.
Macchinismo ed antimacchinismo, come due anime della civiltà moderna, si fronteggiano e contrastano senza mai comporsi in armonia ma alternando a periodi o momenti in cui prevale l’uno fasi in cui prevale l’altro, come in un continuo movimento pendolare. L’eterno dualismo in cui ogni aspetto dell’esistenza umana si dibatte. Noi uomini del 2017 continuiamo insoddisfatti ed irrequieti, nostalgici ma progressisti, oggi come ieri. E… “Caos fu”.

Di Ivan Moi, studente dell’Istituto di Istruzione Superiore “Carlo Urbani” sede di Acilia

Redazione

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