Il Mausoleo di Augusto riaprirà al pubblico nel 2019

Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto è ricordato dalla storia come colui che ha trasformato la Repubblica romana in un impero in tutto e per tutto analogo a quello di Alessandro Magno, sogno tanto accarezzato dal suo prozio, nonché padre adottivo, Giulio Cesare, il quale, tuttavia, al confronto col Macedone si era sempre sentito dichiaratamente troppo piccolo da poter pensare di eguagliarlo. Alla sua morte per mano di Bruto, Cassio e gli altri congiurati Cesare venne divinizzato con ampissimo consenso popolare, e stessa sorte toccò ad Augusto dopo la sua scomparsa nel 14 d.C. Fu sepolto nell’allora grande Mausoleo che lui stesso commissionò nel 28 a.C., prendendo a esempio i grandi monumenti ellenistici da lui ammirati in Egitto durante la sua campagna contro Marco Antonio e Cleopatra. Una volontà, già allora, implicita di voler trasformare Roma in una monarchia di stampo orientale, anche se formalmente il princeps era considerato il protettore delle ormai svuotate istituzioni repubblicane.
Descritto da Strabone come un’imponente costruzione, consisteva in un tumulo, sovrastato da una statua d’oro del primo imperatore di Roma e ombreggiato da una serie di alberi, sotto al quale vi erano le celle sepolcrali di Ottaviano, i suoi familiari e gli amici intimi, e dove, in seguito, si sarebbe fatti seppellire Tiberio e Nerva.
Il Mausoleo, caduto in disuso nel II secolo, nel corso del Medioevo venne circondato da complessi di case e palazzi, demoliti poi da Benito Mussolini tra il 1936 e il 1938 per “liberare” il monumento funebre, elemento celebrativo dell’appena nato Impero Fascista.
Ad oggi si sono avvicendati tutta una serie di piani, mai andati in porto, per rendere la costruzione nuovamente accessibile al pubblico, e adesso forse si comincia a vedere uno spiraglio di luce: il Campidoglio ha infatti annunciato lo “sblocco” dei fondi raccolti dall’ex sindaco Ignazio Marino con un accordo con la Fondazione Tim, che ammontano a 6 milioni di euro. Essi serviranno a ripulire le rovine dalle erbacce e dalla sporcizia, nonché a eliminare i rifacimenti di stampo fascista e a riportare il tutto al suo antico aspetto originario. A questi si aggiungeranno altri 4,2 milioni di fondi pubblici, pagati dalla comunità. I lavori dovrebbero terminare nell’aprile 2019.
L’obiettivo dichiarato è quello di creare non solo un’area d’interesse turistico, con ingresso gratuito per i residenti romani, ma anche di segnare un punto di partenza per un rinnovamento dell’intera città, che non si limita ai soli monumenti d’interesse storico, ma guarda allo scheletro stesso di Roma.
Dopo le tante tribolazioni di questo ultimo anno, con finalmente una squadra apparentemente stabile e un abbozzo d’idee sempre più chiaro, forse il restauro del Mausoleo di Augusto darà a Virginia Raggi la possibilità di rilanciarsi. Per fare grandi cose bisogna sempre cominciare dalle “piccole”. Adesso sta ai custodi della nostra città trovare i mezzi e la voglia di fare.

Di Simone Pacifici

Simone Pacifici

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