Da Pisciamosto a Mostacciano, storia dei toponimi di EUR e dintorni

Se vi state dirigendo verso l’E42 e intorno a voi non vedete chioschi di bretzel, allora forse siete appassionati di storia che chiamano l’EUR con il suo nome originale. Ma se l’appellativo con cui era stato ideato il quartiere ci faccia oggi pensare più ad un’autostrada europea (per la cronaca, l’E42 collega Dunkerque a Francoforte), decisamente più curiosi sono i suoi toponimi precedenti; espressione del razionalismo e dell’arte neoclassica, il quartiere dell’Esposizione Universale del 1942 – ecco spiegata la sigla– era stato pensato in grande, a cominciare dall’arco che doveva introdurre i visitatori all’arrivo. Per fortuna dei progettisti venne deciso un nome che avrebbe marcato la storia; se si fosse lasciato l’appellativo che quella tenuta di campagna aveva in precedenza, un ipotetico cartello di accoglienza avrebbe infatti recitato: Benvenuti…a Pisciamosto. Che più che far spalancare bocche per lo stupore, le avrebbe aperte a fragorose risate.
Il motivo di tale toponimo è presto detto: nella zona che oggi va da Viale dell’aeronautica ai campi sportivi delle Tre Fontane sorgeva una vigna che, molto probabilmente, doveva produrre uva…in abbondanza. Rimanendo in zona, percorrendo l’attuale Laurentina, all’altezza della Stazione della Metro ci si sarebbe trovati ad attraversare il “Ponte Buttero” che sarebbe rimasto tale fino agli anni ’50. Non conosciamo il motivo di tale nome, ma possiamo ipotizzare che fosse per via dell’attività cui era dedicata la zona, che, come nota Nicola Maria Nicolai nel 1803, era adatta al “pascolare de’ bovi aratorj”.
Buoi e butteri dovevano presumibilmente dissetarsi presso la Fonte dell’Acqua Acetosa, uno dei pochi toponimi originali rimasti; a questa sorgente sono stati dedicati il quartiere di Fonte Ostiense e la via omonima. Del resto di acqua ce n’era molta, considerato il passato paludoso dell’area; da qui si può spiegare la denominazione della Cecchignola. In passato, infatti, l’area era denominata Cicognola (proveniente a sua volta da Cicomola) che più che essere un parente del volatile, era una macchina usata drenare il terreno. Di qui, i toponimi della “Città militare della Cecchignola”, di “Castello della Cecchignola” oltre che dell’omonimo Fosso tributario del Tevere. Proprio seguendo questo fiumiciattolo, si può passare vicino alla Via di Vigna Murata, la cui denominazione, sebbene la zona come abbiamo visto fosse effettivamente dedita alla viticoltura, non ha nulla a che fare con la coltivazione di uva, ma fa riferimento ad una villa romana che si affacciava sull’attuale strada. Una sua strada tributaria, Via delle Grotte d’Arcaccio, è stata messo in relazione con i ruderi di un’antica cisterna romana, localizzabile nei pressi di Via Simone Martini.
Un’ultima menzione meritano infine i rilievi collinari che oggi sono appena accennati per via dei palazzi sopra costruiti, ma che in passato, quando le costruzioni non ostruivano la vista, dovevano rappresentare un’ardua sfida per i viandanti che si apprestavano a scalarli; ecco quindi il “Monte della Creta”, corrispondente all’altura delimitata da Viale Egeo, “Il Montorio”, lungo viale dell’Oceano Pacifico, e il “Monte della Pozzolana”, la collina comprendente la parte Sud-orientale dell’Eur (Viale dell’Umanesimo, il Palalottomatica, Via dell’Esperanto). Come si può intuire dai nomi, questi colli garantivano inoltre buone scorte di pietre da costruzione ed infatti la zona contava numerose cave, oggi localizzabili nei pressi di Piazza Cerva (selce), della Città Militare (tufo), di Viale Oceano Pacifico e di Viale dell’Umanesimo (ancora tufo). Questi “monti” nel medioevo ebbero poi un ruolo importantissimo, con le numerose torri che oltre a dare rifugio ai viandanti servivano anche a segnalare i pericoli di notte tramite messaggi luminosi. Questa però è un’altra storia…

Di Gabriele Rizzi

Gabriele Rizzi

Classe 1996, maturità classica, Laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, giornalista pubblicista. Mi interesso soprattutto di storia antica e recente, con particolare riferimento a quella del quadrante Sud di Roma, spesso ignorato ma ricco di tesori e di storie nascoste.

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