Tra Preistoria, Storia e Futuro: il Casale della Massima

Avevano fatta molta strada, ma dopo un lungo peregrinare, finalmente avevano trovato un luogo dove avrebbero potuto stabilirsi. Per sempre, questa volta. Era un ottimo posto, in effetti. Gli uomini avevano già fatto un giro di ricognizione nel circondario e qua e là erano affiorate piccole pietruzze che li avrebbero aiutati nelle mansioni quotidiane, una volta lavorate e levigate. Ma soprattutto, il luogo scelto era vicino ad una fonte di acqua dolce. Lasciati liberi di muoversi, i bambini cominciarono a rincorrersi nei campi e a rotolarsi giù dalle collinette, controllati sempre a vista però dal gruppo di donne che si apprestava intanto ad accendere un fuoco. Stava infatti calando la notte. Non troppo lontano, gli uomini erano invece giunti in cima a quell’altura dalla strana forma; all’improvviso le loro grida di giubilo catturarono l’attenzione degli astanti, bambini compresi; era il segnale convenuto. Quella sera avrebbero avuto un lauta cena.
Vi sarebbero rimasti, effettivamente. E non sarebbero stati gli unici. Il gruppo dell’ultima età eneolitica sarebbe stato solamente il primo a stabilirsi nei pressi di quello che oggi è il Casale della Massima. Ci siamo più volte occupati dell’abitato protostorico dell’antica Tellenae, poco lontano dal Casale sito in Via Gatto. Ma la peculiarità di quest’ultimo è il fatto che esso rappresenta l’unica porzione di territorio abitata pressoché ininterrottamente da quattromila anni. L’insediamento della “città perduta” sarebbe arrivato infatti diversi secoli dopo.
Gli abitanti eneolitici prima quindi, cui seguirono gli antichi latini e i possidenti romani poi. Ma anche dopo la caduta dell’Impero Romano, grazie alla strada in basolato che fu scoperta a qualche centinaia di metri dall’edificio e che vi doveva passare vicino, il luogo non sarebbe rimasto inabitato. E nell’età di mezzo, il Medioevo, diverse truppe dovettero transitarvi nei pressi. L’area era infatti molto fertile e il grano vi abbondava. Fu per questo motivo che probabilmente venne costruito il Casale. Ma del resto, anche adesso quello della Massima non è l’unico rimasto in zona, essendovi, poco distante, il seicentesco Casale di San Sisto, a testimonianza dell’uso agricolo dell’area. E se D’Annunzio ricordava il “colorito mirabile” della vicina Cecchignola, anche le migliaia spighe di grano che qui venivano mosse dal Ponentino non dovevano essere meno poetiche. La stessa famiglia che si occupò in epoca moderna del Casale si occupava poi contemporaneamente sia della mietitura sia delle diverse cave di pozzolana di zona. Del resto, forse era stata proprio la pozzolana uno dei motivi che convinse quel primo gruppo eneolitico a stabilirsi e che avrebbe aiutato non poco quanti qui avrebbero costruito. Come fecero i Romani, che realizzarono una serie di cisterne, di trincee, di cunicoli per la raccolta di acqua piovana oltre ad una grande tomba a camera.
Attualmente, il Casale si trova al centro di una rotonda a poche decine di metri dalla Laurentina. Attorno a sé ha visto andare e venire uomini di ogni epoca e costruire sempre più edifici. Nel 1934, a poca distanza, venne costruita una scuola e nel 1975 iniziarono i lavori di costruzione del quartiere di Fonte Ostiense. Quegli stessi lavori che ne avrebbero scoperto la lunga storia, più antica di quello che forse ci si aspettava.
Completati i lavori di ristrutturazione nel 2016, l’edificio rimane ora da destinare ad un uso che possa valorizzarlo e renderlo usufruibile alla popolazione, magari come Museo, così com’era stato proposto in precedenza. Un Museo che racconti la storia di chi, da quattromila anni, continua a viverci vicino.

Gabriele Rizzi

Classe 1996, maturità classica, Laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, giornalista pubblicista. Mi interesso soprattutto di storia antica e recente, con particolare riferimento a quella del quadrante Sud di Roma, spesso ignorato ma ricco di tesori e di storie nascoste.

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