Voto al Municipio 9: diseguaglianze decisive? Santa Palomba
L’ultima tappa del nostro viaggio attraverso il voto del Municipio IX ci porta lungo la Via Ardeatina, dove, nei pressi del confine tra i Comuni di Roma, di Pomezia e Albano Laziale, sorge l’estrema appendice dell’ex dodicesima circoscrizione: Santa Palomba, un insediamento urbano ed industriale di circa 1500 abitanti.
Vittoria al primo turno e astensionismo alle stelle
Abbiamo finora iniziato le nostre analisi partendo dallo studio degli indicatori sociali: per l’ultima tappa di questo nostro viaggio, però, vale la pena iniziare da un dato, anzi da due dati politici: l’astensionismo e il voto alle Comunali. Caso unico in tutta Roma, a Santa Palomba, non ci sarebbe stato bisogno di andare al ballottaggio, perché qui Michetti aveva già vinto con il 51% dei consensi, pur essendo andato a votare solo il 27% dei residenti – dato più basso di tutta Roma.
In queste elezioni, infatti, ma solo nelle aree più periferiche è stato stravolto il tradizionale assioma per cui ad un alto astensionismo corrisponderebbe una vittoria del centrosinistra. I pochi che sono andati a votare, infatti, hanno votato in blocco per Michetti (e per De Juliis), confermando, tra l’altro, il quartiere di Santa Palomba fortino della Lega (insieme a Borghesiana). Qui, alle Europee del 2019, il partito leghista aveva ottenuto il 40% delle preferenze.
Da dove vengono, quindi, questi risultati così diversi dal resto della città?
I due estremi
Prendiamo una mappa: l’EUR in alto a sinistra, Santa Palomba in basso a destra: potrebbe già essere così una buona mappa elettorale: piena vittoria del centrosinistra all’EUR, con un alto tasso di partecipazione al voto; piena vittoria del centrodestra a Santa Palomba con una bassa partecipazione al voto. Tuttavia, non è solo una questione elettorale: i due quartieri sono, infatti, esattamente agli antipodi per indicatori sociali. Vediamo come.
Tassi di occupazione e formazione tra i più bassi di Roma
Insieme a Tufello e Castel Romano, Santa Palomba è la zona urbanistica con la più alta percentuale di residenti senza alcun titolo di studio o solo con la licenza elementare (28%) e quella con meno laureati in assoluto (6%). Anche il numero di studenti è il più basso di tutta Roma (6%), così come il tasso di occupazione (53,8% secondo solo alla più piccola Torrespaccata,), la percentuale di giovani fuori dal mercato del lavoro e dalla formazione (17,9%) e quella di non completamento del ciclo di scuola secondaria di secondo grado. Il reddito medio, di conseguenza, è anch’esso tra i più bassi di Roma.
Servizi, stranieri, case di proprietà e fibra ottica: rischio ghettizzazione?
Leggendo questi primi dati, non c’è quindi da stupirsi se l’indice di disagio sociale sia il più alto di tutta Roma: 7.5. Del resto, i residenti scontano la lontananza dei servizi base: il numero di piazze, di asili nido, di centri di offerta culturale, presidi di sicurezza, impianti sportivi, ospedali, ambulatori, centri anziani ed impianti sportivi è sempre lo stesso: zero.
Ad un basso tasso di occupazione poi, corrisponde uno dei più bassi tassi di occupazione femminile, che infatti si conferma nell’alto tasso di donne casalinghe. Questo potrebbe essere spiegato anche da una grande presenza di stranieri, 14%, tra i quali, in prevalenza, è solo la componente maschile a lavorare (cfr X Rapporto Annuale – Gli stranieri nel mercato del lavoro in Italia). Comunque sia, questo – ed il basso reddito medio – rende difficile avere case di proprietà e difatti, il numero di proprietari di case è il più basso dell’intero territorio urbano (38,2%).
Inoltre, dobbiamo anche considerare il dato sulla disponibilità di fibra ottica (56%, sopra solo alle zone pienamente rurali di Roma) e sulla percentuale di famiglie con connessione sotto i 2mbps – i.e. una connessione molto lenta – (più del 50%). Vediamo così come, in un periodo storico nel quale l’accesso ad internet è di per sé vitale, anche in virtù del fatto che la percentuale di residenti entro 10 minuti da una fermata su ferro è lo 0,3%, l’area urbanistica di Santa Palomba rischia l’esclusione dalla vita sociale e lavorativa, ovvero una ghettizzazione.
E’ proprio questo, infatti, quello che emerge da un servizio di Internazionale dedicato al contestato piano di edilizia sociale, che prevederebbe la costruzione di un nuovo quartiere con 1000 appartamenti in palazzi da 7 piani, con negozi, scuole e spazi comuni, un museo per i ritrovamenti archeologici locali ed un centro anziani. L’obiettivo del Comune sarebbe quindi quello di trasformare e riqualificare il territorio. L’opposizione dei residenti, però, si basa sul fatto che questo intervento sarebbe simile a quello già realizzato per il vicino quartiere di Borgo Sorano, che ancora sconta la sopracitata mancanza di servizi ed è considerato una sorta di ghetto isolato nella campagna. In altre parole, un simile intervento è ritenuto inutile in quanto porterebbe solamente altre migliaia di persone in una condizione di pieno disagio senza risolvere a pieno i problemi del territorio.
Voto al Municipio 9: diseguaglianze decisive? Conclusione
Da ultimo, i dati analizzati sono da confrontare con i risultati politici ottenuti dai partiti negli ultimi anni: come già accennato, Santa Palomba si è dimostrato fortino della Lega, passata dal 14,5 del 2018 al 40,1% del 2019. Come negli altri quartieri che abbiamo visto, questa crescita si è avuta a scapito del Movimento Cinque Stelle, passato dal 35% al 15% nello stesso periodo. Da segnalare, la lieve crescita del centrosinistra, passato dal 14,5% al 19%, lontano comunque dai fasti del resto del Municipio.
Sebbene si tratta di numeri comunque poco rappresentativi, in quanto comprensivi di una popolazione di poco meno di 1500 residenti, sono interessanti da studiare, in quanto ci aiutano a comprendere meglio il voto del Municipio IX. Dall’analisi compiuta ne esce un territorio diviso: città e campagna, separate dalle mura del Raccordo, si passano ad esempio, 10 punti percentuali nel ballottaggio. Se si sapeva bene che il “fuori il Raccordo” fosse nettamente a favore di Michetti, questa analisi ha contribuito a spiegare il perchè.
II Municipio IX, rappresenta, infatti, una sorta di microcosmo del panorama sociopolitico italiano: il centro (l’EUR ed il Torrino), ma potremmo benissimo dire le città, votano tendenzialmente partiti considerati come “l’establishment”, mentre i nuovi partiti “delle diseguaglianze e delle periferie”, in forte ascesa, sono quelli più votati nelle “campagne”. Man mano che ci si allontana dal centro il risultato diventa,infatti, più evidente.
Le periferie, lontane e con pochi servizi, sono le prime a fare le spese della forte crescita delle diseguaglianze in tutto il mondo. Non sono, infatti, solo le città ad essere divise, ma anche i paesi interi e il globo stesso. Lo spaesamento dovuto alla pandemia di Covid-19 ha solamente accentuato e accelerato questo processo.
Siamo quindi di fronte ad una sfida, per la quale i prossimi anni saranno decisivi: ridurre le diseguaglianze può contribuire a risanare le ferite di una città e di un paese diviso, un’operazione necessaria se si vuole evitare la crescita dell’astensionismo, della sfiducia nel sistema politico e della democrazia liberale in generale.
Dalle periferie può quindi rinascere un intero sistema Paese: è la sfida che la nuova amministrazione comunale e municipale ha per i prossimi cinque anni.