Co-housing: la proposta della Comunità di Sant’Egidio

“…e laggiù si riescono a vedere le Torri Eurosky e il Fungo, mentre qui dietro vi sono le case di via Cesare Pavese”. Una brezzolina di fine maggio rinfresca l’aria di questo pomeriggio assolato. Dal balcone dove ci troviamo, la vista è effettivamente notevole e la poltrona rivolta a occidente conferma la nostra supposizione: da qui gli inquilini possono di certo ammirare dei bei tramonti romani. 

Dal campetto di calcio posto alla base dell’edificio di via Vergani arrivano urla di ragazzi impegnati in una partita di pallone; anche qui al quinto piano, però, il vociare non è da meno, anche se l’età media è di certo più alta. Riunito per festeggiare due compleanni e, con l’occasione, inaugurare questa esperienza di “co-housing” vi è, infatti, gran parte del gruppo degli adulti e degli anziani della sede di Laurentino della Comunità di Sant’Egidio.

A illustrarci la storia di questa coabitazione è Sabina, anche lei legata alla Comunità fondata cinquant’anni fa da Andrea Riccardi e dai suoi amici liceali. Uno degli obiettivi delle centinaia di volontari di Sant’Egidio è proprio quello di aiutare gli anziani a vivere la loro vita “nelle loro case e circondati dai loro cari” e non in istituti dove è forte il rischio di anonimato e spersonalizzazione. 
Per questo motivo, la Comunità, oltre ad animare delle visite periodiche di ragazzi presso i “Centri anziani” – dove i giovani possono scoprire ogni volta quanto vi sia da imparare da questi “custodi della memoria” – ha portato avanti dei progetti di coabitazione che permettano loro di continuare a fare la vita che hanno sempre fatto, dividendo i costi e moltiplicando l’effetto benefico. 

In questo modo Antonella, affetta da disabilità mentale, e Gloria possono sostenersi a vicenda, gestendo insieme la casa appena ristrutturata e dividendosi le spese grazie a uno stipendio e una pensione. È proprio questo che vuole dimostrare la Comunità di Sant’Egidio: che tutti possono aiutare e sostenersi a vicenda. “Tutti possiamo essere amici: a chi è solo, a chi è anziano, a chi è straniero, a chi è triste diciamo “Amico sei importante!” si legge nel Manifesto de “Gli Amici” della Comunità. Ed è proprio per evitare la marginalizzazione che nasce il gruppo de “Gli Amici”, costituito da migliaia di disabili mentali e dai loro amici e familiari, impegnato in diverse iniziative di solidarietà. 

Il sole continua la sua parabola discendente nel cielo sopra via Silone; tra poco il tramonto dipingerà di rosso questa parte della città. Non è però solo la bella giornata a regalare un attimo di serenità: è la fiducia che, se si andrà avanti per questa strada e se si continuerà a combattere ogni giorno con questa semplicità l’isolamento sociale, allora per molti l’avvenire sarà luminoso come questo pomeriggio di fine primavera.

Di Gabriele Rizzi

Gabriele Rizzi

Classe 1996, maturità classica, Laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, giornalista pubblicista. Mi interesso soprattutto di storia antica e recente, con particolare riferimento a quella del quadrante Sud di Roma, spesso ignorato ma ricco di tesori e di storie nascoste.

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