Un fiume e la sua città: storia del Tevere dal Raccordo al Raccordo – Dove tutto inizia, Mezzocammino

Un fiume e la sua città: storia del Tevere dal Raccordo al Raccordo – Dove tutto inizia, Mezzocammino

Inizia con questo articolo un lungo viaggio a ritroso nel tempo e nella geografia; percorreremo, infatti, il corso del fiume simbolo di Roma a partire dal confine sud della Capitale – controcorrente, quindi – dove il Tevere incrocia il G.R.A e si addentra nel territorio dell’Urbe. Sarà, però, anche un percorso all’indietro nel tempo, che ci permetterà di scoprire aspetti poco noti e veri e propri pezzi di storia affacciati sul “biondo” fiume romano. Un itinerario, quindi, alla scoperta di un corso d’acqua intimamente legato alla sua città, un fiume nelle cui profondità inaccessibili rimangono ancora nascoste leggende e storie vecchie di millenni.

Nel punto in cui il Tevere lascia la Capitale passando sotto il GRA, oltre al ponte del Raccordo, si può notare, accanto, un più modesto attraversamento in travertino. Guardando solo il materiale, si potrebbe quasi pensare ad un ponte di epoca romana, se non fosse attraversato da sfreccianti macchine provenienti dall’Ostiense. La scelta del travertino, in effetti, non è casuale; proprio agli antichi romani – abilissimi costruttori di ponti – ci si volle rifare al momento di realizzare quest’opera. Era la fine degli anni Trenta e la ripresa della romanità era la norma architettonica; pochi chilometri a nord fremevano già le costruzioni di un quartiere interamente di travertino, che, però, di lì a poco sarebbe stato abbandonato…Mezzocammino e Tor di valle, però, erano ancora dei vasti campi incolti. Tra quelle sterpaglie il Tevere descriveva un meandro molto pronunciato, che oggi sarebbe il decimo all’interno delle “mura” del Raccordo. Sarebbe – perché oggi non esiste più. In quel punto, infatti, l’alveo del fiume è stato deviato e raddrizzato, con un preciso obiettivo: accelerare il corso del Tevere per evitare quelle inondazioni che hanno caratterizzato la storia di Roma. I lavori del “drizzagno di Spinaceto” vennero iniziati nel 1937 ed ultimati, dopo alcune interruzioni, nel 1940; poco meno di tre chilometri di fiume vennero sostituiti da poco più di un chilometro di canale artificiale. Grazie all’aiuto dell’uomo, il fiume aveva deviato il suo corso.

Il “drizzagno”, tuttavia, fu, l’unico intervento pianificato a vedere la luce. Occorre ricordare che, all’epoca, l’area attorno al canale era piena campagna: l’aeroporto di Fiumicino sarebbe stato costruito solo negli anni ’60 e l’ANAS avrebbe iniziato i lavori del Grande Raccordo Anulare diciotto anni dopo, nel 1946. Nell’ottica quindi di servire il nascituro quartiere dell’Esposizione Universale – oggi conosciuto come EUR – oltre al canale artificiale sarebbero dovuti sorgere anche un aeroidroscalo, un “hub” che avrebbe dovuto unire uno scalo fluviale ad uno aeroportuale, ed un ponte a paratie mobili, il “Ponte dell’aeronautica”, che avrebbe dovuto invece regolare l’afflusso delle acque che sarebbero passate per l’idroscalo. Tuttavia, la stessa piena del 1938 che avrebbe rimandato i lavori del drizzagno, avrebbe avuto ripercussioni anche sui due progetti: i progetti dei due scali, infatti, vennero abbandonati, mentre il progetto del Ponte, rimodellato. Sarebbe stato ultimato nel 1951 ed incluso nel GRA, assumendo diversi “ruoli”, da corsia ordinaria a corsia di immissione dall’Ostiense (com’è attualmemte).

Oggi il meandro abbandonato del Tevere è un’amena area di campagna, una zona umida dove trovano riparo molte specie animali, ignare che proprio lì sarebbe dovuto sorgere un aeroporto. Nel dopoguerra, l’area fu comunque presa in considerazione per il costruendo scalo aereo, insieme a Decima e Casal palocco, ma la scelta cadde su Fiumicino, poco distante dalla foce del fiume. La zona di riporto del materiale di scavo ospita oggi, invece, lo svincolo tra il GRA e la Roma-Fiumicino. Quello che oggi sfugge ai molti automobilisti del Raccordo è però facilmente visibile dal satellite: orientando la ricerca verso Mezzocammino, la tipica forma di un meandro potrà apparire subito agli occhi dei navigatori virtuali. Delimitata da argini di alberi, una striscia verdognola si insinua nella campagna di Mezzocammino. Piccole sorprese che il biondo Tevere continua a regalare ai romani e non.

Le foto sono riprese da Google maps e dal fondo Enrico Ricci del Comune di Roma

Gabriele Rizzi

Classe 1996, maturità classica, Laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, giornalista pubblicista. Mi interesso soprattutto di storia antica e recente, con particolare riferimento a quella del quadrante Sud di Roma, spesso ignorato ma ricco di tesori e di storie nascoste.

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