Il Blues che è e che fu

La musica di oggi non è, ahimè, più come quella di una volta. Oggi non si cura più l’aspetto tecnico e strumentale delle canzoni: bastano quattro mere canzonette, cantate dal “raccomandato” di turno, che parlano di un amore infinito o di quanto infedele sia stata l’ultima fidanzata, per far scaldare il cuore degli ascoltatori. La vera musica era, invece, quella di una volta, quella che coinvolgeva anche l’anima. Come riusciva a fare un genere musicale nato dal nulla: il blues!

Il blues nasce come canzone di protesta nei primi anni del XIX secolo, nelle piantagioni di cotone del delta del Mississippi dove comunità di Afroamericani lavoravano in condizioni di schiavitù.
Nasce di sera: nelle bettole e nei piccoli locali dove gli schiavi si incontravano per bere, suonare e cantare insieme. Il significato dell’aggettivo inglese “Blues” è connesso sia al colore blu, che al senso di nostalgia e tristezza tipico della musica afro-americana.
La nascita di questo genere ha vissuto tre fasi principali di sviluppo: la musica “Spiritual” (canti di lamentele e proteste, denominati work song), il Blues (ovvero l’accostamento alla musica Spiritual di uno studio musicale più avanzato), il Jazz (un mix delle due precedenti fasi, supportato dal suono di strumenti a fiato) ed infine il Gospel (musica principalmente spiritual, incentrata sulle tematiche religiose).
Il Blues, fra tutte le tipologie, è quella che ha ottenuto maggior successo e che ha caratterizzato il panorama musicale, in primo luogo americano, degli anni Trenta del XX secolo.
Il blues ha una struttura relativamente semplice, sia per la parte musicale che per quella del testo.
Lo schema musicale fa uso prevalentemente della scala pentatonica minore, successivamente denominata “Scala-Blues”.
Gli strumenti utilizzati nell’esecuzione dei brani sono soprattutto il sax, il pianoforte, la batteria e la maggior parte degli strumenti a fiato.
Alcuni dei maggiori esponenti di questo genere sono: James Brown, Ray Charles, Robert Johnson,
Bessie Smith, Albert Collins, B.B. King, Eric Clapton, Jimi Hendrix.
Il musicista da sempre amato più degli altri è stato sicuramente Jimi Hendrix, in particolare per il brano “May This Be Love”, composto nel 1967.
Egli infatti nei suoi testi lancia messaggi profondi, come nel caso del brano sopracitato:

Waterfall, don’t ever change your ways.
Fall with me for a million days, oh my waterfall

Dopo il boom del blues degli anni Trenta, tale genere è però diventato “Musica di Nicchia”.
Da allora, infatti, ci sono unicamente gruppi “Indie” che continuano a portare avanti il patrimonio musicale del Blues, dei quali di certo non si sente spesso parlare.
In America, il Blues viene ancora praticato come “Musica di strada”, in particolare nelle città natali del Blues (come Memphis, Chicago, Seattle, etc.) e nelle comunità di Afroamericani (come quella a Los Angeles).
In Italia tutto questo non esiste. Nell’immaginario collettivo il blues è un genere dimenticato e sottovalutato che, nella mentalità occidentale, resta unicamente patrimonio musicale del passato.
Al giorno d’oggi, tutti i generi che caratterizzavano i primi anni del Novecento sono stati dimenticati, per far posto ad una musica che accompagna testi spesso poveri nei contenuti e principalmente finalizzata al guadagno.
Non esistono più i musicisti ispirati di una volta, ma personaggi che portano avanti la “musica” unicamente grazie a carisma che esercitano sui giovani.

Di Clemente del Gracco, studente dell’Istituto di Istruzione Superiore “Carlo Urbani” sede di Acilia

Redazione

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