Inaugurazione Anno Giudiziario Tributario 2017

Nella splendida cornice dell’Aula Magna della Corte di Cassazione, il 27 febbraio 2017, con il saluto inviato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si è dato corso alla Cerimonia di inaugurazione dell’Anno Giudiziario Tributario 2017.
Il saluto del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha sottolineato che bisogna “assicurare equità ed efficienza nell’esercizio della giustizia tributaria” precisando che ciò “è doveroso nei confronti del lavoro svolto dai giudici tributari poiché solo in tal modo si avrà un efficace equilibrio tra i diritti del contribuente e i doveri di concorrere alle spese di carattere collettivo”. Mattarella, ha poi ricordato che sono in campo, ormai da qualche tempo, “gli importanti interventi riformatori” del processo tributario estendendo sempre più il processo telematico.
A questi importanti interventi, “le commissioni tributarie hanno saputo dare attuazione consapevoli del delicato e complesso compito loro affidato”, concludendo che “proprio per questo è fruttuoso continuare a promuovere percorsi formativi qualificati, idonei ad assicurare la competenza e la professionalità dei giudici, presidio dell’autonomia della giurisdizione tributaria”.
Il numero delle liti pendenti col fisco nelle Sezioni Provinciali e Regionali delle Corti Tributarie risultano essere sempre molto alte. Infatti alla fine del 2016 costituivano circa 450 mila fascicoli.
A fornire questi dati è stato, Mario Cavallaro, Presidente del Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria, sottolineando però il “forte recupero dell’arretrato, il 12%, ovvero una percentuale quasi raddoppiata rispetto al 2015”.
I processi pendenti sono in totale 468.839, di cui 318.192 nel grado Provinciale e 150.647 in quello Regionale. Niente male neanche il numero dei nuovi processi iscritti che sono circa 232 mila mentre quelli arrivati a decisione sono quasi 300 mila. In totale le liti ammontano a 32 miliardi, leggermente in calo rispetto ai 34 miliardi del 2015. In calo il numero complessivo delle nuove cause, -1% nelle sezioni regionali e -13% nelle provinciali, confrontabili tuttavia con un aumento del contenzioso del 6% del 2015. Ciò che preoccupa, però è invece l’aumento del valore medio dei giudizi, pari a 112.363 euro per quelli delle Corti provinciali e a circa 194.104 euro per quelle regionali.
Si tratta quindi di un “macigno di 50 mila liti” che ricade direttamente sulla Corte di Cassazione, come ha fatto notare Giovanni Canzio, Primo Presidente della Corte di Cassazione, ribadendo che questo gigantesco numero contiene anche delle liti con il fisco arretrate “talvolta anche di scarsissimo valore” e pertanto, rappresentano ormai una vera e propria emergenza.
Egli ha richiesto che “il Governo prenda una posizione al fine di evitare la deriva di una Cassazione civile che diventi solo tributaria” rendendosi tuttavia disponibile a creare una nuova Sezione Bis. In conclusione la richiesta di Canzio, in primo luogo è costituita da “misure emergenziali a valere come un forte intervento deflattivo…visto che negli ultimi 5 anni quattro ricorsi su dieci che arrivano in Cassazione sono di materia tributaria contro le decisioni delle Commissioni Regionali” sollevando così il problema principe: le liti con il fisco rappresentano “il 47% del nostro lavoro” ciò significa che ogni anno arrivano dalle Commissioni Tributarie Regionali “su 28 mila nuovi ricorsi oltre 11 mila
Canzio, ha poi indicato alcune proiezioni future: il prossimo triennio “il contenzioso tributario rappresenterebbe il 56% del nostro lavoro e nel 2025 il 64% e schiaccerebbe il ruolo della Corte di garanzia dei diritti fondamentali”.
Uno scenario impressionante, dunque, e pertanto la Corte chiede fortemente l’intervento del legislatore al fine di trovare da una parte Istituti deflattivi che consentono di gestire in maniera più agevole gran parte delle liti, anche in giacenza, che possano consentire ai contribuenti di chiudere o con la mediazione o con la rottamazione, una posizione di per se sconveniente oltre che costosa; dall’altra, consentire una riorganizzazione anche territoriale delle Corti e del personale coinvolto e da coinvolgere.
Tutto ciò sempre nel rispetto della terziarietà dei giudici, dell’efficienza e della trasparenza giurisdizionale.

Di Donatella Carriera

Redazione

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