Infernetto: una zona sempre più abbandonata dove anche la salute è un optional!

Ormai il quartiere romano dell’Infernetto è diventato, in tutto e per tutto, una piccola cittadina con circa 25mila abitanti. È giusto che oggi, nel 2017, si debba ancora “pregare” per ottenere un Presidio Sanitario locale? Sembra assurdo pensare che il Comune di Roma si preoccupi tanto per la realizzazione di un ipotetico nuovo centro commerciale e che, quando si parla di salute, l’argomento venga rimandato più e più volte. Finalmente, sembra che la questione sia arrivata ad un punto di svolta: anche l’Infernetto potrebbe essere dotato di un proprio Presidio Medico.  

L’Infernetto è un quartiere che necessita di una struttura sanitaria perché ha visto crescere in misura esponenziale la propria popolazione negli ultimi anni. Per questo i cittadini dell’entroterra chiedono che la Asl Roma 3, in accordo con la Regione Lazio, predisponga l’iter e si adoperi affinché Roma Capitale metta a disposizione della comunità uno stabile che  diventi la sede del Presidio Sanitario.  
È già stata individuata la struttura che potrebbe ospitare il Presidio. Si tratta dell’ex parrocchia San Tommaso, già proprietà del Vicariato, acquisita dal Dipartimento Periferie ed affidata al Dipartimento Patrimonio. Associazioni e Comitati di Quartiere hanno più volte manifestato questa urgenza e dal Municipio X, già nel 2013, è stata approvata una determinazione che indicava quello stabile quale luogo ideale.  
Ad oggi, tuttavia, sono passati circa quattro anni, ma della questione ancora non vi è soluzione.  
Allora ci si chiede quale sia il problema per questi cittadini di una periferia di Roma e perché non viene loro concesso un presidio sanitario? Perché, nonostante la vasta popolazione che solitamente rappresenta la popolazione di una cittadina italiana, questa zona è ampiamente trascurata da anni? 
Almeno stando ad oggi, non sembra affatto che la salute dei residenti in questa zona di Roma, seppur periferica, stia a cuore a qualcuno. E questa non è una polemica, bensì solo la costatazione di fatti, visto che da quattro anni, ormai, un’istituzione religiosa ha messo a disposizione i propri locali per il bene pubblico. E chi si dovrebbe occupare di quest’ultimo, invece, dove sta? 

Di Leonardo Francella, studente dell’Istituto di Istruzione Superiore “Carlo Urbani” sede di Acilia

Redazione

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