Atac, un autista su cinque vorrebbe cambiare mansione

La situazione degli autisti Atac si può definire senz’ombra di dubbio disastrosa. Ai fatti della settimana scorsa, nei quali un camionista di nazionalità peruviana aveva urtato in via di Torrevecchia un mezzo della linea 546, ferendo il conducente del bus, per poi darsi alla fuga (prima di essere rintracciato dalle Forze dell’Ordine), si aggiungono le disastrose condizioni nelle quali i dipendenti della municipalizzata romana devono sottostare, con il rischio continuo di essere aggrediti sia dentro che fuori i mezzi. Tanto che, secondo le ultime stime, circa il 20% dei circa 6.500 autisti desidera un cambiamento interno di mansioni, a giudicare dalle graduatorie di selezione interna per i ruoli di addetto di sala operativa e operatore di capolinea. Oltre a ciò, i dipendenti lamentano condizioni di lavoro sempre più rigide ed estenuanti, come turni che si allungano progressivamente e, soprattutto, corse che li portano a fine turno in zone molto lontane della città da dove vivono, complicando enormemente i loro spostamenti. Senza contare, poi, i continui guasti dei bus con conseguenti lamentele da parte degli utenti che debilitano la già messa a dura prova psiche degli autisti.

Lo stress e la paura per le proprie vite sono quindi i motivi essenziali per i quali chiedono il trasferimento ad altri lavori. La situazione è tanto drammatica che ad Atac arrivano quasi 150 chiamate d’emergenza al giorno, con escalation di violenza ai danni di autobus e tram da parte di criminali, baby-gang e addirittura malati mentali. Una situazione ai limiti dell’assurdo, che descrive, però, molto bene il caos in cui versa l’azienda del trasporto pubblico romano.

Di Simone Pacifici

Simone Pacifici

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