Raccolta differenziata dei rifiuti, Roma ultima città della regione Lazio

Bene Viterbo, Latina e Frosinone. A Roma aumenta l’immondizia e diminuisce l’organico di Ama

Annessa alla condizione delle sue strade, cosparse da montagne di sacchi di immondizia e che proprio non riescono a profumare di quella dignità di cui dovrebbero godere, Roma, dal 2016 presenta un calo della percentuale di smistamento dei rifiuti affinché questi possano essere rielaborati in nuovi prodotti per garantire una buona qualità dei servizi o essere usati come combustibile per il rinnovo energetico.

Differentemente dal resto della Regione, che al 2018 ha registrato un miglioramento della raccolta differenziata soprattutto nelle città dell’alto e del basso Lazio, tra le quali spuntano Viterbo, Rieti, Latina e Frosinone (che si aggirano tra il 47 e il 51%), la Capitale presenta un arresto con annesso, seppur lieve, decremento della percentuale dei servizi di smistamento dei rifiuti stimata al 42,9%, rispetto al 43,7% nel 2017.


“Nel 2018 la produzione dei rifiuti del Comune di Roma è pari a 1,7 milioni di tonnellate, con una crescita del 2,5% rispetto al 2017. Il valore pro capite supera i 600 chilogrammi per abitante per anno, attestandosi a 605 chilogrammi (quasi 18 chilogrammi per abitante in più rispetto al 2017)” nonostante “nel Comune di Roma sono presenti 4 impianti di trattamento meccanico biologico dei rifiuti urbani che hanno gestito oltre 760mila tonnellate di rifiuti indifferenziati e 3 impianti di trattamento meccanico che hanno trattato poco più di 100mila tonnellate di rifiuti indifferenziati e 140mila tonnellate di altre frazioni dei rifiuti urbani”, come possiamo leggere nella cronaca dell’Ispra riportato da Romatoday in data odierna.

Il problema non riguarda purtroppo solo la mancanza di luoghi dove effettuare lo smistamento collettivo dei rifiuti: in un suo recente report, l’Ama ha calcolato che di 4.300 operatori ecologici, 1.500 di questi non sono fisicamente idonei per detenere le mansioni assegnategli per la pulizia dei luoghi frequentati dalla romanità. La prestanza fisica è assolutamente indispensabile per raccogliere i sacchi d’immondizia di qualsiasi dimensione, oppure lavorare in aree ad alto tasso di inquinamento. Eppure questi “inabili”, che sono soggetti altamente allergici, specie alle polveri e ai gas inquinanti, o che soffrono di problemi articolari, sono da tempo in giro per le strade di Roma.

A giustificare la salute non del tutto buona di questi impiegati è la loro età media che si aggira intorno ai 50 anni, che ha aumentato nel tempo il tasso di assenteismo dal luogo di lavoro al 15%.

A conferma delle parole di Alessandro Bonfigli di Uil trasporti, che sostiene che “queste persone vanno messe nelle condizioni di fare qualcosa” perché “tutti devono essere utili alla causa”, il nuovo amministratore di Ama, Stefano Zaghis, ha iniziato un’opera di riconversione delle mansioni dei netturbini inabili, di cui già circa 200 si ritroveranno a fare gli “spazzini di quartiere”. In più, si assumeranno altri 350 dipendenti Ama, cercando di abbassare la soglia dell’età media e di intensificare le visite mediche.

Di Francesco Giacomo Riu

Francesco Riu

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