BREXIT: Unione Europea nel caos

Roma: martedì 28 febbraio 2017, presso l’aula degli avvocati del palazzo di Grazia e Giustizia, si è tenuto un seminario sulle ragioni del dilagare dei populismi e sulle implicazioni politiche ed economiche della British exit (BREXIT) a livello europeo. Giuseppe di Taranto, professore di storia dell’economia presso l’università Luiss Guido Carli, ha offerto un quadro molto chiaro andando a ricercare le ragioni storiche che poi hanno portato al referendum britannico sulla permanenza all’interno dell’UE, tenutosi lo scorso 23 giugno 2016. “Già dopo la seconda guerra mondiale Churchill affermò a De Gaulle che gli inglesi hanno sempre preferito il mare aperto alla terra ferma”, un’affermazione tale ovviamente implica la loro storica lontananza da un idea di Unione Europea. Se su tali premesse aggiungiamo il montare del populismo degli ultimi anni il risultato diventa scontato.
Ma la domanda che dobbiamo porci a questo punto è perché monta il populismo? Sempre secondo il prof. Di Taranto bisogna focalizzarsi sul surplus commerciale tedesco, “se andiamo a guardate tale dato è facile notare che fino al 2001 quello tedesco è negativo, mente dal 2002 con l’ingresso della moneta unica vola”.
Un surplus commerciale del genere sta ad indicare che le esportazioni tedesche sono cresciute moltissimo, mentre quelle di altri paesi come Francia, Italia e Inghilterra sono cresciute molto meno. A questo punto il problema diventa che i tedeschi non hanno speso nulla di quell’avanzo a beneficio dell’UE. In un contesto tale, con i problemi dell’immigrazione è normale arrivare allo sfociare di movimenti nazionalisti e populisti negli stati dell’Unione. Aggiunge poi il prof. Di Taranto: “Secondo le regole dell’UE un paese con un avanzo commerciale maggiore del 6%, come nel caso tedesco, deve spendere tali risorse, e la Germania non è mai stata sanzionata per questo”.
Si deve poi pensare che in una situazione del genere, i titoli di Stato tedeschi, essendo percepiti come più sicuri, hanno attirato masse di capitali, ossia gli investitori hanno spostato soldi da paesi come l’Italia, percepito come più rischioso, verso il debito della Germania, causando un drenaggio di denaro e di investimenti che dicerto non ha avvantaggiato il nostro mercato.

Di Marco Feniello

Redazione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: