Testamento biologico: sì, no e perché?

Uno degli argomenti più discussi degli ultimi anni riguarda il testamento biologico, con questo termine si intende il poter esprimere in un momento di lucidità mentale quali trattamenti sanitari accettare o rifiutare nel momento in cui la capacità di intendere e di volere viene meno. In Italia non esiste ancora una legge che si esprima in maniera chiara sull’argomento, infatti le procedure fin ora utilizzate variano da caso a caso. Tuttavia, l’articolo 32 della Costituzione stabilisce che “nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge” e l’Italia ha firmato nel 2001 la Convenzione sui diritti umani e la biomedicina approvato a Oviedo del 1997 nel quale viene stabilito che “i desideri precedentemente espressi a proposito di un intervento medico da parte di un paziente che, al momento dell’intervento, non è in grado di esprimere la sua volontà saranno tenuti in considerazione”. In realtà la Convenzione è non è stata ancora ratificata.
Uno dei motivi di questi mancati provvedimenti sono senza dubbio i temi etici sia di natura laica, sia di natura cristiana che si muovono in direzioni differenti ma giungono entrambe ad una forte difesa della vita. Si sono fatti dei piccoli passi in avanti, il Comitato Nazionale di Bioetica si è espresso nel dicembre 2003 con un documento, nei riguardi dell’eutanasia, contenente un’analisi delle problematiche ed una serie di raccomandazioni, il cui rispetto garantisce la legittimità delle dichiarazioni anticipate. Successivamente a novembre del 2008, il Tribunale di Modena emette un decreto di nomina di amministratore di sostegno in favore di un soggetto che, in futuro, sia incapace di intendere e di volere. L’amministratore di sostegno avrà il compito di esprimere i consensi necessari ai trattamenti medici. Così facendo si hanno gli stessi effetti giuridici di un testamento biologico anche senza una normativa specifica. Nonostante questo la cronaca ci ricorda casi tristemente famosi come quello di Welby o Englaro. L’ultima storia evidenziata da giornali e tv è quella di Fabiano Antoniano detto DJ Fabo, il quale a causa di un incidente automobilistico avvenuto nel 2014 è rimasto cieco e tetraplegico e quindi condannato a restare immobile per il resto della vita, così nel febbraio del 2017 ha deciso di farsi ricoverare in Svizzera dove è possibile praticare l’eutanasia. Il suo accompagnatore Marco Cappato rischia fino a 12 anni di carcere.
Storie come queste danno la conferma che è arrivato il momento di fare qualcosa di concreto per queste persone e per tutto il popolo italiano, perché ogni individuo ha il diritto di avere una vita dignitosa e questo comporta necessariamente l’essere liberi di scegliere il proprio destino.

Di Morgana Ferrantini

Redazione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: